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Storia

Giornale Gen3 Story: dalla sua nascita ad oggi.

Giornale GEN 3 story

dalla sua nascita ad oggi

Come in una famiglia tutte le notizie vengono messe in comune e quando qualcuno è lontano scrive a casa, così nella famiglia del nostro Movimento che si allarga a tutto il mondo, ci teniamo collegati attraverso il giornale.

Questo collegamento per noi è importantissimo: ci fa essere un unico corpo, altrimenti siamo membra staccate le une dalle altre e così non c’è più il corpo, non c’è più la famiglia.

Fin dai primi tempi, Chiara voleva che i popetti rimanessero tutti collegati. Allora erano diffusi solo in alcune città italiane e i vari nuclei, che oggi sarebbero le unità gen 3, si tenevano in contatto attraverso lettere. Aumentando sempre di più il numero dei  popetti, Chiara decise di far nascere un piccolo giornale apposta per loro, che si faceva col ciclostile ad alcool. Si chiamava: ‘Notizie dai popetti’. Oltre alle notizie più belle,  e ad alcuni disegni riportava la corrispondenza con Chiara. In un numero del 1955 infatti troviamo la lettera che Paoletto, un popetto di Parma, scrive a Chiara:

«Cara Chiara, scusami se ti scrivo solo ora. Ti scrivo questa lettera per darti una notizia che ti farà certamente piacere. Ho formato qui a Misurina un piccolo focolare (vedete, si chiamava così perché c’era Gesù in mezzo!). Ora siamo in quattro, ma presto saremo in cinque, compreso un popo grande. Questi nuovi popetti si chiamano Fabrizio, Tiziano, Bruno. Ora ti scrivono due righe. Ti saluto. Unito, Paoletto di Parma».

«Dopo pochi giorni, però - si legge sempre nel giornale - , a Chiara giungeva un’altra lettera. Come vedrete, il diavoletto aveva già seminato la zizzania e Paoletto addolorato scrive  così a Chiara:

«Cara Chiara, ti scrivo questa lettera con il cuore rattristato: due dei tre nuovi popetti sono stati messi in dubbio dal diavoletto e credono che noi siamo eretici. Io so che la notizia ti farà molto dolore, però se scriverai loro una di quelle meravigliose letterine che sai scrivere tu, li convincerai! E pensare che ci hanno pensato così tanto ed erano così felici di essere dei veri popetti! Io pregherò Gesù che li convinca senza tante letterine. Unitissimo, Paoletto».

Segue la risposta di Chiara a Paoletto, che viene pubblicata sul giornale:

«Carissimo Paoletto, ho letto ieri in viaggio per Trento la tua letterina. Puoi immaginare come sono rimasta dispiaciuta sapendo la notizia di quei tuoi due bravi compagnetti che si sono allontanati dall’Ideale. E immagino anche il tuo dolore. Io direi di fare così: metterli nel cuore di Gesù che ha detto: «Gettate in me ogni sollecitudine», e poi vedere cosa fare.

Se tu puoi parlare con loro, puoi accennare ad una cosa molto importante che potrebbe essere convincente per loro e cioè che se la sorella del S. Padre, la marchesa Elisabetta Pacelli, ama e segue l’Ideale (perché era in Mariapoli con noi) vuol dire che non siamo eretici. (...) Io penso che questi tuoi compagnetti si convinceranno. Però, se così non fosse, tu scrivimi, così ti potrò far venire un bravo focolarino a trovarti e allora potrebbe parlare un po’ con loro.

Certo, Paoletto, che per le anime bisogna soffrire e, come vedi, Gesù non si è dimenticato di te, ma ti ha subito associato con noi ai dolori della sua passione, perché anche tu sia con Lui, come un piccolo ‘salvatore’ di anime.

Però sappi che se il diavoletto vuole sciupare la tua opera, vuol dire che qualcosa c’era di buono che a lui dava fastidio. Vedrai che presto o tardi tutto si accomoderà e i tuoi compagni torneranno ad essere come prima e meglio di prima».

Nel 1956 nasce il primo numero di Città Nuova, un foglio di notizie che collega tutti gli adulti che vivono l’Ideale. Accanto a questo Chiara pensa ad un giornale proprio per i popetti, che chiama: ‘L’Atomo’. L’atomo, lei infatti diceva, è la parte più piccola dell’universo, ma quando si scinde fa un grande effetto. E così è dei bambini e dei ragazzi: alcuni li credono piccoli, invece loro con Gesù in mezzo sono capaci di fare una potente rivoluzione. Questo è ciò che lei stessa scrive sul primo numero:

«Carissimi lettrici e lettori, abbiamo voluto intitolare ‘Atomo’ il nostro giornaletto e vi spieghiamo perché. Noi sappiamo che l’atomo è una cosa piccolissima, però abbiamo saputo che se per caso si scinde, fa un grande effetto, un grande disastro. Se questa forza, però, è indirizzata per il bene, può fare un enorme bene. Noi siamo piccoli e quasi insignificanti per taluni, ma sappiamo che Gesù non ci considera come fanno certi uomini, anzi lui ha detto: «Lasciate che i fanciulli vengano a me, perché di essi è il regno dei cieli».

Anche in noi può vivere Gesù, e Gesù non è mai una cosa piccola. Sarà Gesù bambino in noi, ma sempre Gesù. Ora, se noi lasciamo vivere Gesù, e cioè viviamo il nostro ideale, crediamo che, pur piccoli come un atomo, possiamo fare una cosa molto grande. Avete mai visto un sasso buttato in un lago? Attorno ad esso si formano tantissimi cerchi, sempre più grandi, finché diventano grandissimi. Così può succedere di noi se facciamo unità fra noi come Gesù vuole: è come buttassimo un sasso nel mare brutto del mondo e attorno a noi verranno altri, sempre di più, sempre di più, finché tutti i piccoli del mondo saranno accerchiati dal nostro amore».

Non si sa con precisione quanti numeri dell’Atomo siano usciti, perché era ancora qualcosa di saltuario. Allora non c’era ancora un Centro dei popetti che potesse seguire questo lavoro, come oggi c’è il Centro gen 3.

Nel 1966 nasce il Movimento Gen che raccoglie bambini, ragazzi e giovani di tutte le età. E subito dopo la fondazione Chiara fa uscire un giornale.

Il giornale ‘GEN’ allora era piccolino come formato, ma è stato lanciato dai primi gen in tutte le scuole. Si andava a chiedere il permesso ai presidi per entrare nelle varie classi e si leggeva a tutti l’articolo di fondo scritto da Chiara, nel quale lei annunciava il compito del giornale: chiamare a raccolta il più grande numero di ragazzi di tutto il mondo e lanciare una grandiosa rivoluzione, al grido di «Uniamoci!».

E’ stato attorno al giornale, che riportava ogni volta il passo che Chiara proponeva da vivere, che si è sviluppato tutto il Movimento gen. Il giornale infatti aveva una duplice funzione: far crescere l’unità con Chiara e con i gen di tutto il mondo.

Nel 1970 dal Movimento gen si distingue Gen 3. E contemporaneamente nasce un giornale adatto ai ragazzi. Su ogni numero, nell’articolo di fondo, in una rubrica intitolata ’uno con Chiara’, lei consegna ai gen 3 e alle gen 3 il nuovo passo da fare. Sul primo numero, a ciclostile, scrive:

«Anche se finora sono circolate lettere o ciclostilati riguardanti il nostro Movimento, è questa la prima volta che esce un giornaletto per i gen 3. Mi sembra un passo avanti. Le notizie, infatti, dei congressi locali, delle nuove unità, delle più varie esperienze gen 3, dell’adesione di nuovi ragazzi e ragazze al nostro Ideale, sono ormai così numerose e interessanti, che meritavano un organo tutto nostro (ecco cosa è il giornale: un organo del nostro Movimento).

Come vedete esso è piccolo, ma a me sembra veramente bello. E’ stato impaginato dalla nuova redazione di cui fanno parte alcuni gen 3 e alcune gen 3».

Nel 1974 si passa alla stampa; il giornale ‘GEN 3’ allora aveva 12 pagine e riportava in copertina il titolo dell’articolo più importante di quel mese. Nel 1978 si fa uno scatto importante. Chiara consegna ai gen 3 la Formula, la loro carta d’identità, segno della maturità che hanno raggiunto. In questa occasione annuncia  che il nostro giornale è troppo piccolo: arriva l’ora di passare ad un altro formato che è quello che abbiamo ancora adesso.

In questi anni ‘GEN 3’ ha cambiato più volte vestito. Il giornale, infatti deve essere espressione del nostro Movimento, ci deve presentare nella nostra realtà. Per questo dobbiamo mettere Gesù in mezzo, per capire come farlo sempre più adeguato a quello che noi gen 3 sentiamo oggi. Così hanno fatto i gen 3 e le gen 3 che ci hanno preceduto ed ora tocca a noi andare avanti.

Il suo compito però rimane sempre invariato: dare quello che siamo come gen 3, quello che di più prezioso abbiamo, cioè l’Ideale. E farci crescere uniti a Chiara e a tutti nel mondo.

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